Chiesa della Ss. Annunziata – Dosso del Liro

Chiesa della Ss. Annunziata

DOSSO DEL LIRO

Consacrata il 4 giugno 1699 dal vescovo Bonesana in visita pastorale, la nuova parrocchiale di Dosso del Liro fu iniziata a partire dal 1614, con la posa della prima pietra da parte di Giacomantonio Curti Maghini, arciprete della collegiata di Gravedona. Tutti i parrocchiani, dai 14 anni in su, furono obbligati a prestare la loro opera gratuita per la nuova costruzione e si autorizzarono i soprintendenti a fare tagliare ogni pianta necessaria per la fabbrica e ad abbattere i piccoli edifici che impedivano la costruzione, previa la rifusione dei danni. La nuova chiesa venne benedetta il 12 dicembre 1620, mentre nel 1623 vennero costruite la sacrestia e un piccolo campanile e la mattina del 4 novembre si prese la decisione di solennizzare ogni anno la festa di S. Carlo per ottenerne la protezione. Nel 1624 ai nuovi fabbricieri si ordinava di perfezionare la costruzione tempio, dedicato alla Vergine e a san Rocco, secondo la lunghezza e la larghezza fissate dai Superiori. A Palermo infuriava la peste, ma nessun emigrato dossolirese ne era colpito.

Il 21 maggio 1627 monsignor Lazzaro Carafino in visita al Dosso permetteva di trasportare la cura da S. Pietro, insieme alla traslazione della Scuola del Ss. Sacramento e della campana; occorreva, però, officiare nella chiesa antica nel giorno del titolare e provvederla di una campana conveniente. Nel 1628 si trasportava da S. Pietro la pila dell’acqua santa e si iniziava in seguito la costruzione delle cappelle; l’accrescimento e l’abbellimento del tempio continueranno fino a circa metà Settecento.

La chiesa si presenta a una sola navata con soffitto a volta, quattro cappelle laterali e capace presbiterio rettangolare, ed è preceduta da un portico datato 1683. Le due cappelle più antiche, prima del presbiterio, furono dedicate, secondo la prassi dell’epoca barocca, al Crocifisso e alla Vergine. Quella a sinistra presenta affreschi con Scene della Passione eseguiti dal comasco Giovan Paolo Recchi nel 1686, mentre sopra l’altare è situata un’imponente scultura del Crocifisso attribuita alla bottega dei Pino di Bellagio; quella di destra, ornata dai Misteri del Rosario di ancora ignoto pittore, ha come ancona la statua della Madonna del Rosario col Bimbo assegnata all’intagliatore Antonio Pino.

La cappella nella seconda campata di destra, dedicata a san Giuseppe, è affrescata con lo Sposalizio della Vergine e la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto eseguiti a inizio Settecento da Pietro Bianchi da Como, detto il Bustino, che decorò anche il fronte dell’arcata del coro, abbellita già nel 1659 con gli stucchi del Crocifisso sorretto da due angeli e dell’Annunciazione di Giovan Battista Retti, alla cui bottega si devono probabilmente anche le opere plastiche della Mater Dolorosa e di San Giovanni nella cappella del Crocifisso, di San Domenico e di Santa Rosa in quella del Rosario e di Sant’Antonio e di Santa Rosalia in quella di San Giuseppe. La scena dell’Annunciazione è prevalente in chiesa, essendo raffigurata anche nella specchiatura centrale del ricco pulpito intagliato addossato all’arco d’ingresso, sul fronte dell’elaborato altare marmoreo settecentesco e sulla balconata dell’organo, oltre che evidentemente nei Misteri del Rosario.

La cappella di fronte a quella di S. Giuseppe, che attualmente ospita una statua dell’Addolorata, fu abbellita grazie a un lascito di 120 once fatto nel 1723 dal dossolirese Giovanni Scollaro, emigrato a Palermo. Il lascito era stato predisposto per l’erezione di un oratorio fuori dal paese (sopra la “derta del ponte” dove era presente un “gesiolo”) in onore della natività di Maria, ma nel 1762 veniva convertito nella costruzione, nella parrocchiale, della cappella dedicata alla natività di Maria e a sant’Anna. Fu incaricato delle decorazioni Alessandro Valdani da Chiasso. La pala (attualmente posta sulla parete laterale della chiesa, accanto alla cappella) raffigura Sant’Anna e Maria Bambina; le due tele laterali Un miracolo della Vergine e Il martirio di san Fedele da Sigmaringa, protomartire dei Minori Cappuccini canonizzato nel 1746; gli affreschi ai lati dell’ancona le due virtù della Mansuetudine con l’agnello e della Prudenza, che regge il libro e la lucerna accesa, mentre ai suoi piedi la gru stringe il sasso con la zampa, secondo la tipica iconografia; e la volta Sant’Anna e angeli musicanti, il tutto entro stucchi di Giovanni Bianchi. La pala è una mediocre ripresa con varie modifiche (attraverso un’incisione di Giacomo Mercoli del 1762) della Madonna degli Angeli dipinta, intorno al 1728, per il mausoleo dei Trivulzio nella chiesa milanese di S. Nazaro da Pietro Antonio Magatti, maestro del Valdani.

Sulle lesene delle quattro cappelle sono affrescati i quattro Evangelisti e su quelle dell’arco d’ingresso i profeti Davide e Isaia, opera primosettecentesca di Giovan Battista Pozzi, attivo anche a Vercana e nelle chiese di S. Maria delle Grazie e di S. Gusmeo a Gravedona.

Sulla volta del presbiterio e della terza campata della navata sono pregevoli gli affreschi completati il 4 novembre 1689 dal milanese Andrea Lanzani e commissionati dalla comunità, come si evince dalla scritta nel sottarco. Domina sopra l’altare maggiore la scena dedicata all’Assunzione della Vergine, mentre nell’antipresbiterio sono dipinti Episodi biblici prefiguranti la missione di Maria come tramite di salvezza per l’umanità grazie all’intercessione presso il Figlio: a sinistra Giaele che trafigge Sisara, nemico di Israele, e, come la Vergine, è benedetta fra le donne; a destra lo Svenimento di Ester davanti a Serse che, colpito dal contegno della regina, revoca lo sterminio dei Giudei; nel riquadro centrale la Visione di san Giovanni a Patmos.

Gli intagli dell’organo in controfacciata, con putti-cariatide, statue a tutto tondo di San Pietro, di San Paolo e dell’Assunta a ornamento della cassa e angioletti e la scena dell’Annunciazione nelle specchiature della balconata, sono attribuiti al comasco Andrea Radaelli che li eseguì, insieme all’architrave del coro, intorno al 1694/1697 (la cassa possedeva anche antine dipinte).

Il presbiterio fu ampliato nel Settecento e attualmente presenta ai lati dell’emiciclo le statue di San Giovanni Battista e di San Rocco e al centro l’Annunciazione. Nei due grandi riquadri delle pareti laterali sono affrescate la Crocifissione e la Natività, eseguite da Torildo Conconi e dal suo allievo Mario Bogani nel secolo scorso per sostituire i teleri (venduti) dipinti, intorno al 1682-1683, da Giuseppe Antonio Castelli da Musso e raffiguranti la Flagellazione di Cristo e l’Adorazione dei Magi.

In sacrestia è presente un piccolo dipinto rappresentante San Rocco col caratteristico bubbone della peste e il cagnolino che gli reca il cibo, commissionato al pittore valchiavennasco Giovan Battista Macolino dalla comunità riconoscente per essere uscita illesa dalla peste che aveva infuriato nel Ducato di Milano negli anni 1629-1630.