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Chiesa di S. Croce
La chiesa, situata nella frazione di Naro, un tempo comune indipendente, è documentata nella visita pastorale Bonomi del 1578 e in quella del Ninguarda del 1593, ma all’epoca, data la dedicazione, doveva avere già qualche secolo di vita, essendosi diffuso il culto della Croce nei primi secoli dopo il Mille, in conseguenza delle Crociate.
È a una sola navata, con pregevole decorazione absidale eseguita nel 1529 da Sigismondo de Magistris, che si firmò nello strombo della piccola finestra che dà luce all’abside: sulla parete gli Apostoli, nel catino absidale il Padre Eterno con gli Evangelisti, sul fronte dell’altare Cristo in pietà, sull’arcone presbiteriale l’Angelo annunciante e l’Annunciata e sulle facciate esterne dei pilastri, a destra, San Vincenzo col tipico attributo della macina e, a sinistra, una Santa, forse Rosalia, ma ora tanto deteriorata da non essere più identificabile. Se effettivamente si tratta della patrona palermitana, essa fu ridipinta sulla raffigurazione precedente di qualche altro santo, senza dubbio posteriormente al ritrovamento del suo corpo (1624) in una grotta del monte Pellegrino presso Palermo, città di emigrazione a partire dal Cinquecento di parecchi abitanti di Naro, come documenta anche la scritta sul bel cancello in ferro dell’unica cappella laterale: “1586 SCHOLA PANORMI”.
Sulla parete sinistra dell’aula, riportati alla luce negli anni Settanta del secolo scorso, sono raffigurati una Madonna in trono col Bimbo e un lacerto con lo stesso soggetto, oltre a un affresco realizzato successivamente e raffigurante Sant’Antonio, san Sebastiano, san Rocco e santa Lucia, santi particolarmente venerati in relazione alla loro funzione taumaturgica.
Sulla parete destra altri affreschi, di cui due sempre con San Rocco e santa Lucia, di autore ignoto, mentre quello con la Madonna in trono con il Bambino tra santa Lucia, san Rocco, san Sebastiano, sant’Antonio e l’offerente è firmato e datato da Sigismondo de Magistris, che lo eseguì nello stesso anno (1529) in cui fu decorato il presbiterio.
Nella cappella a sinistra dell’entrata, un tempo dedicata al Crocifisso e di patronato di Bartolomeo Albonico e dei suoi eredi, è raffigurato San Gottardo che intercede presso la Vergine, affresco eseguito nel 1888 riprendendo un dipinto dell’oratorio di S. Gottardo a Dongo.
Nella chiesa fu sepolto nel 1768 il reverendo Sebastiano Curti, canonico della collegiata di S. Vincenzo, devoto al Crocifisso, il cui prezioso simulacro ligneo presente sull’altare, portato in processione un tempo il 3 maggio durante la festività dell’Invenzione della Croce, è stato recentemente restaurato.