Brenzio

Consiglio di Rumo | Brenzio

Chiesa di San Giovanni Battista

La chiesa, in origine dedicata a S. Giovanni Battista e a S. Gerolamo, fu consacrata da monsignor Bernardino Vacca, suffraganeo del vescovo di Como Antonio Trivulzio, il 22 dicembre 1490. La dedica è ricordata da una pietra scritta sopra il portale d’ingresso.
Mariuccia Zecchinelli la riporta come parrocchia già nel 1362 e ritrova menzionata la chiesa nell’ A.P. di Brenzio, nel 1411.
Fu visitata pastoralmente il giorno 11 novembre 1590 dal vescovo Feliciano Ninguarda, quando era collegiata alla chiesa di S. Stefano di Dongo e così la descrive :”… L’altare …discosto dal muro uno brazzo… non ha icona, ma nel muro vi è depinto nostro Signore resuscitato, et li apostoli et in meggio vi è una croce di legno col crocifisso…”.
Dal 1964 la parrocchia mancava di un sacerdote titolare e veniva unita come centro succursale pastorale alla parrocchia di Stazzona nel 1987 ma nel 2004 si riuniva con la Parrocchia di S. Gregorio Magno.
La chiesa è stilisticamente avvicinabile ad altre coeve del XV sec. erette nei paesi vicini, presenta facciata a capanna con pronao quadrangolare di epoca posteriore e corpo longitudinale con abside inglobata; sul lato sinistro si erge una massiccia torre campanaria del XVII sec.
L’interno è a navata unica, con tre archi ogivali trasversi, il soffitto ligneo a falde inclinate ha travatura a vista; lungo le pareti laterali si aprono in maniera simmetrica due absidi poco profonde in prossimità dell’entrata e in successione due cappelle quadrangolari, aggiunte dopo la Riforma Tridentina.
Il presbiterio, l’altare ligneo (restaurato nel 2013) e l’arco trionfale sono opera di ISIDORO BIANCHI da Campione (1581-1662) e sua bottega, che attorno al 1640 affresca gli episodi più significativi del nucleo eucaristico tratti dall’Antico e dal Nuovo Testamento: l’Annunciazione sull’arco, L’incontro di Abramo e Melchisedec come pala d’altare attorniata da Il sacrificio di Isacco e Il sogno di Isaia, sulla parete sinistra del presbiterio affresca La raccolta della manna e sulla destra La moltiplicazione dei pani. Anche le porticine del bell’altare ligneo furono dipinte dal maestro: S. Gerolamo, S. Giovanni Battista, L’istituzione dell’Eucaristia (su lastra in rame) e Gesù comunica il Sacerdote officiante. Sulla volta è affrescato Il Paradiso in cui si leggono la Trinità, la Deesis, gli Apostoli e una miriade di Santi, alcuni legati alle devozioni locali della pieve di Dongo (S. Lorenzo, S. Giuliano, S. Gottardo, S. Eufemia…).
Due Figure allegoriche tratte dall’Antico Testamento completano il ciclo figurativo, impreziosito dagli stucchi della stessa bottega del maestro campionese.

Le due cappelle laterali, datate 1628, sono opera del milanese GIOVANNI MAURO DELLA ROVERE, IL FIAMMINGHINO (1570/75-1639), pagato con le rimesse degli emigranti della Scola Panormi. Quella a sinistra è dedicata alla Vergine e vi leggiamo alcuni momenti della sua vita: i due riquadri più grandi sono sui lati della cappella e raffigurano La nascita della Vergine e L’adorazione dei Magi, sull’intradosso e sottarco sono affrescate le formelle dei Misteri del Rosario; al centro è posta una statua della Madonna col Bambino affiancata dall’immagine di S. Carlo Borromeo e nel piccolo riquadro soprastante un Angioletto. Al fianco destro della statua è effigiato S. Gerolamo, dipinto da GIULIO QUAGLIO (1668-1751) (proveniente dalla vicina Stazzona nel 1726?), che restaura le parti andate perse, tra cui l’Angioletto nel riquadro soprastante e La presentazione di Maria Vergine al tempio sull’emivolta sinistra.
La cappella è preceduta da due lesene sulle quali il FIAMMINGHINO affresca S. Margherita e S. Agata sovrastate da Putti recanti simboli lauretani; due ovali incorniciati da stucchi mostrano L’incontro di Gesù con la madre egli apostoli e L’apparizione del Risorto alla madre, nella parte superiore L’assunzione della Vergine al cielo.
Di fonte si accompagna la cappella dedicata a S. Giovanni Battista dove l’artista lascia scritto:”IO. MAURUS. DE ROBORE. DICTUS FIAMMENGHINUS PINXIT ANNO. M.D.C.XXVIII MENSE SPTEMBRIS”.Vi troviamo raffigurati alcuni momenti della sua vita: sulle pareti della cappella leggiamo La nascita del Battista e La decollazione (che reca l’iscrizione già riportata), sulla volta leggiamo La Prigionia del Battista, La chiamata degli Apostoli e La discesa agli Inferi, nell’archivolto, in due ovali sono dipinti Profeti, nell’intradosso le formelle con Il banchetto di Erode e Il Battista penitente nel deserto.
Sulla parete di fondo, ai fianchi della statua del santo, sono effigiati S. Apollonia, S. Antonio Abate, S. Rocco e S. Lucia. Sulle lesene leggiamo Putti con simboli del martirio del santo e sopra, nei due ovali circondati da stucchi, altri due episodi della sua vicenda umana: Il battesimo di Gesù e ancora La decollazione. Al centro, un grande riquadro con La predicazione del Battista.
L’absidiola di sinistra racchiude il fonte battesimale. Vi è raffigurato il Battesimo di Gesù sulla parete di fondo, nel semicatino, incorniciate da stucchi candidi, figurano in tre ovali Le Virtù Teologali; l’absidiola controlaterale accoglie un confessionale e negli ovali figurano Le Virtù Morali o Cardinali. Gli affreschi sono stati attribuiti ad ANTONIO MARIA CARACCIOLI da Vercana (1727-1801) proprio sulle pagine del bollettino parrocchiale L’Avvenimento e qui si conferma, rendendo pubblico il pagamento al pittore, che risulta nelle spese parrocchiali del 1768.

Sono presenti nella navata alcune pitture murali di un certo pregio: la prima lesena di destra mostra S. Sebastiano, quella di sinistra Un santo Soldato (S. Alessandro?) e Putti affrescati di scuola lombarda del VXII sec., un ovale sulla prima lesena di sinistra raffigura La Vergine col Bambino tra i santi Stefano e Caterina d’Alessandria della seconda metà del XIX sec., già attribuita a LUIGI TAGLIAFERRI da Pagnona (1841-1927); sulla parete sinistra il recupero di un affresco del XV sec. mostra La Vergine in trono col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Sebastiano, in prossimità del presbiterio, sul lato destro è stato recuperato un altro affresco del XV sec. raffigurante S. Gerolamo, forse a ricordo dell’antica dedica, anch’esso purtroppo martellinato come il precedente; in controfacciata è stato riparato all’inizio del XXI sec. un affresco cinquecentesco staccato da una casa sulla via del paese raffigurante La Vergine col Bambino e santi.
L’organo secentesco, restaurato nel 2001 e quindi funzionante, è opera di Carlo Prati.